Una chiesa...
proprio qui, sul terreno di un ex campo di concentramento - essa risveglia agli occhi di molti visitatori un certo stupore. Stupore anche per la storia della Chiesa durante il nazionalsocialismo, che é stata solo per piccoli dettagli una storia di resistenza.
Però alcuni ex prigionieri del campo provenienti dall’estero, specialmente dall’Olanda, desiderarono avere questa chiesa e trasmisero quindi il loro desiderio al consiglio ecumenico mondiale delle chiese per includere anche i loro fratelli nella fede in Germania in questo progetto.
Nel 1967 sorse così la Chiesa della Riconciliazione sul terreno dell’ex campo di concentramento di Dachau, il cui titolare é la Chiesa Evangelica Tedesca. Nella chiesa lavorano due volontari dell’associazione tedesca del movimento per la pace chiamata “Aktion Sühnezeichen Friedensdienste”, una impiegata in segreteria, un diacono e un pastore, i quali collaborano intensamente con un padre spirituale cattolico. Essi sono innanzitutto interlocutori per i visitatori che entrano nella sala degli incontri, offrono visite guidate del campo e seminari, inoltre organizzano ogni domenica alle 11:00 il servizio religioso.
La chiesa della Riconciliazione viene appoggiata nel suo lavoro e nel suo contenuto ideale da un consiglio internazionale.
L’angolo retto...
Quando entrate nella chiesa vi accorgerete di due particolari di costruzione : innanzitutto manca l’angolo retto. E questo in un luogo dove l’angolo retto dominava in tutto. Il campo, il piazzale dell’appello, il cavalletto della bastonatura, ogni fondamenta – dappertutto domina l’angolo retto.
L’architetto, Prof. Helmut Striffler di Mannheim, percepì questo tipo di angolatura retta proprio come un simbolo del sistema omicida nazionalsocialista. Anche lo scrittore Thomas Mann parlò una volta della “precisione nell’atrocità”. La forma della chiesa della riconciliazione vuole quindi essere contrapposta a tutte le istituzioni ad angolo retto di questo sistema del terrore.
Il cammino...
La seconda caratteristica di costruzione é il cammino : questa chiesa é stata realizzata come un cammino che lentamenta ci conduce nel profondo – un simbolo per sofferenza e morte, ma anche di contraddizione e resistenza. Un simbolo anche di vergogna. Proprio così, come se si volesse sprofondare a terra. Nella profondità si trova anche la paura, un qualcosa di minaccioso, ma allo stesso tempo rappresenta anche nascondiglio e protezione.
Importante però é che l’esperienza del profondo non distrugga. Dal profondo un uomo può lamentarsi, piangere, urlare, pregare. “Dalla profondità io mi rivolgo a te, o signore…. “ così é scritto nella bibbia ebraica. E queste parole iniziali del salmo 130 sono incise nel muro della chiesa.
Profonditá...
Arrivando al cortile che collega la sala incontri con la chiesa il cammino raggiunge il suo punto più profondo e proprio qui improvvisamente appare l’angolo retto. Vuole ricordare un luogo che si trova nelle vicinanze. Presso Hebertshausen, neanche 2 chilometri di distanza dal campo, la SS fece erigere un paraproiettili di cemento. Migliaia di prigionieri di guerra sovietici furono uccisi in quel luogo. Essi non devono essere dimenticati.
La croce...
Segni che possano dare un senso di superamento sono molto contenuti. Nulla deve dissimulare, niente deve minimizzare. Solo qua e là si intravede un accenno che anche liberazione, riconciliazione, redenzione esistono. Provate a lasciare lo sguardo sulla croce che fuoriesce dalla parete dell’altare. Percepite forse questa croce, che viene schiacciata dal peso che la circonda.
Ma forse scoprirete un altro movimento : questa croce che cerca di forzare il peso dall’interno e di spezzarlo. Resistenza e rassegnazione. Venerdì santo e Pasqua.
La chiesa é sempre aperta. Inoltre si trova a disposizione di chi desidera celebrare funzioni religiose o per chi vuole pregare